nuovi ecosistemi tecnologici

sono stati stanziati 560 milioni di €, come accedere a tali fondi?
(PI, comunicato)

La realtà del Software Libero italiana è fatta da tante micro-imprese. Si è tentato più volte (FreeSBI, GIAOL, CIRS) di costituire un’entità in grado di competere come media impresa sui mercati… forse la legislazione italiana che sicuramente non facilita questo tipo di approccio, o i singoli interessi, non hanno permesso che questo tipo di iniziativa avesse il dovuto impatto socio-economico.

Basta guardare i partner con cui collaboro… io sono un singolo, ma alla fine ho una rete di aziende che sta sotto di me. Sono (per citare Isaac Newton) “…sulle spalle dei giganti“. Questo però non è sufficiente ai fini di un bando pubblico… E allora che fare?

La realtà in cui vivo è fatta di tanti, tantissimi professionisti estremamente qualificati. Proprio il fatto che ciascuno debba competere singolarmente lo porta a essere in uno stato di continuo apprendimento? Può darsi. E allora uno studio associato, ad esempio, rischia di essere la tomba di questo tipo di professionalità?

Inizialmente, avendo collaborato con un ex delegato sindacale (G.Franza), e avendo frequentato per anni i centri sociali, mi risultava difficile leggere positivamente la proposta dell’Agenda Giavazzi sul mercato del lavoro, in particolare il punto riguardante la precarizzazione. Successivamente, facendo mente locale delle esperienze passate in 3 (la nota società di videofonini) e in BPU (il gruppo bancario a cui fa capo la Popolare di Bergamo), devo dire che un mercato precarizzato, e con gli opportuni ammortizzatori sociali, può essere in grado di dare la sveglia ad un’Italia che si alza ogni mattina e guarda l’orologio sino all’ora di fine turno…

Dobbiamo riprenderci… e per farlo, TUTTI dobbiamo tirarci su le maniche dalla camicia… non solo i giovani, che per motivi di età non hanno ancora trovato un datore di lavoro tanto pirla (o onesto) da dargli un contratto a tempo indeterminato.

I sindacati stanno sulle loro posizioni… dimenticandosi tutta una fascia dei lavoratori giovani e precari.

Adesso appare questa pioggia di soldi... dove finirà? Rilancerà l’economia, favorendo il nascere di nuove imprese realmente competitive, o finirà nelle tasche dei soliti noti?

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