uno fa’ quello che e’

Non sono daccordo… ne con il film che sto guardando su raidue “Nella morsa del ragno“, ne con Nicola (coinquilino) con cui discutevo l’altra sera guardando un dossier su Einstein…

Frasi come “sei portato a…” o altre cose simili, per me non esistono… ciascuno di noi è un potenziale Einstein, tutto dipende da come cresciamo e da quali stimoli riceviamo. Noi, come persona, siamo il prodotto delle interazioni con chi ci stà intorno. Einstein, se non avesse avuto la passione per la fisica, probabilmente trasmessagli dai genitori, e se non avesse avuto una moglie anche lei appassionata di matematica, non credo avrebbe realizzato E=mc^2 .

Siamo “nani sulle spalle di giganti”, ciascuno di noi lo è. Siamo quello che siamo per le persone che ci stanno intorno.

Se una scoperta avviene, non è frutto del singolo, a lui riconosco una minima parte, giusto l’azione di aprire gli occhi. Ma… ma non avrebbe visto niente se fosse stato solo e isolato, in un fondovalle… Quella persona ha visto perchè ha avuto modo di vedere. Allo stesso modo, in ciascun angolo del pianeta, nel momento in cui le informazioni e le idee circolano, “più di una persona può arrivare alla medesima scoperta”.

Se non fosse stato Einstein, sarebbe stato qualcun altro, in altro luogo, in altri tempi.

Marconi e Bell mi pare abbiano avuto un problema simile… o mi sbaglio?

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10 thoughts on “uno fa’ quello che e’

  1. Concordo con te guido… ci vogliono gli stimoli e tutto dipende dalle esperienze che facciamo e da quello che noi siamo disposti ad apprendere; una parte è anche predisposizione che dipande in larga misura da quello e da quando un determianto evento ci capita.

  2. ti porto il mio esempio…se mio padre nn mi avesse messo davanti ad un pc all’eta’ di 5 anni facendemelo vedere come un giochettino…inviandomi alla programmazione intelligente all’eta’ di 7 anni…probabilmente ora sarei un minchione come ce ne sono tanti…che usa windows xche’ da’ la pappetta pronta…senza sapere cosa c’e’ dietro…
    Si tutto dipende dal percorso in cui viaggiamo…dagli urti che facciamo, dalle persone che incontriamo e tutto cio’ ci porta inesorabilmente da qualche parte facendoci deviare da un percorso altrimenti piatto e sterile!

  3. Sono d’accordo sul fatto che l’ambiente che ci circonda e in cui siamo cresciuti influenza moltissimo, direi per un buon 90%, ma imho ci sono anche doti caratteriali che possono essere più o meno sviluppate e non possono essere create dal nulla (da qui la frase “sei portato a …” per me ha senso).

  4. Chiara, anche quelle doti caratteriali credi che caschino dal cielo? La selezione naturale, dovuta all’ambiente, agli anni, agli incontri dei tuoi, hanno fatto si che quei 2 si trovassero e generassero te…

    …noi non siamo altro che una sommatoria da -infinito a oggi…

  5. Concordo con zeph….
    E quelle che si chiamano potenzialita’…o “portato a”…nn e’ altro che collegamenti sinaptici del tuo cervello che da piccolo si sono formati xche’ stimolati…
    Vedi chi ha un lato artistico e’ xche’ da piccolo ha avuto una particolare stimolazione dei recettori delle forme e dei colori…e quindi i collegamenti sinaptici nel suo cervello sono piu’ scattanti e meglio allenati…di nn so’ quelli sul calcolo ad esempio!
    Non e’ con i geni che si trasmettono simili collegamenti…ma con quello che ti circonda!
    certo i geni influiscono fortemente…lungi da me dire il contrario…ma sono solo un 20% di quello che diventerai…il film “GATTACA” insegna

  6. Quelle che chiamo doti caratteriali non cascano dal cielo, sono fattori genetici. Il “portato a …” per me si riferisce a quello e quindi non dipende dall’ambiente, dall’educazione ricevuta e in generale da tutto quello che può essere considerato come fattore esterno.

  7. Chiara… Darwin dove lo metti? Se hai determinati fattori genetici è perchè i tuoi si sono incontrati, e a loro volta i loro nonni… e non a caso, ma al solito perchè avevano determinati interessi, avevano certe compagnie, o hanno scelto di andare in determinati luoghi per studio e lavoro. Il tutto ovviamente a loro volta per quello che la vita ha fatto apprezzare loro…

    Siamo tutti il risultato di una sommatoria 😉

  8. Attento Guido, proprio qui dove la questione si fa piu` filosofica che razionale mi sono fatto fregare giusto una settimana fa da uno che ne sa piu` di me.

    Vedere il risultato di una sommatoria vuol dire, potenzialmente, essere in grado di scomporre ogni cosa in tutte le sue piccole cause e nel modo di interagire fra di loro. Scendere sempre piu` in basso in questa scala ci porta a vedere ogni singola interazione di ogni particella fondamentale dell’Universo con tutte le altre.

    Visto in questo modo l’Universo non sarebbe altro che un’enorme macchina a stati finiti, prevedibile in ogni sua variazione. C’e` un punto debole in questo ragionamento, una cosa che non ho bene afferrato ma su cui ho intenzione di documentarmi: la presupposizione che ogni istante sia uguale agli altri e quindi scindibile dagli altri. Cio` significa che il tempo non sarebbe piu` continuo, ma discreto, e sarebbe fuori da qualunque concezione moderna…

    Piccola osservazione scorrelata ma interessante: anche Einstein sosteneva che il tempo non e` tanto una dimensione, quanto una successione di luoghi…

  9. E dimenticavo, piccolo appunto per Birdack: un film non insegna niente, se non l’idea di alcune persone che l’hanno realizzato. E anche li` non sapremo mai se questa loro idea l’hanno percepita come ipotesi o finzione 🙂

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