freesoftware business

La domanda è la classica: “come si fanno i soldi col software libero?”.

Io la rigiro: “come faccio a investire soldi nel software libero non avendone?”.

Che diventa… come mi creo da campa’ usando solo software libero? E facendo mica la figura del “barbun”?  Perchè una cosa è fare consulenza e servizi… avendo a che fare con i piccoli. Ma se ci si vuole porre su un altro piano, lavorando con i grandi, bisogna avere una struttura o perlomeno un prodotto per porsi a tale livello. E nel momento in cui si ha tale mezzo bisogna saperlo anche supportare dal punto di vista della struttura aziendale. 24 ore sono il nostro peggior nemico, possiamo anche non dormire, ma oltre non c’e’ materialmente il modo di lavorare.

Le migliori aziende che lavorano con software libero che io conosca? Accenture e IBM.

Come? Ma che dico? Ebbene… si, loro si fanno pagare 800 / 1200 euro a giornata i loro consulenti e possono cosi’ avere personale in sede, e avere una sede, per fare ricerca e sviluppo.  Diamine! Solo che loro possono chiedere quelle cifre… io no.

Denaro genera denaro. Ma non avendone?

Qualcuno disse “brevetto”! E brevetto fu’.

Non posso ben guardare al brevetto, sono tra l’altro uno dei maggiori osteggiatori della forma del brevetto, così com’è applicata in America e come la si vorrebbe applicare in europa. Eppure… webratio

Quello che vedete riportato è un tool su cui ho appena finito di smanettare. Sembra un innocuo tool di design e invece… e invece è il riassunto di anni di ricerca e sviluppo, è il succo delle notti insonni di svariati programmatori. Voi “disegnate”, ascoltate il cliente, ridisegnate, riascoltate il cliente… e alla fine gli “generate” l’intero applicativo; con tanto di diagrammi, documentazione, vincoli sul db, grafica, autenticazione utente e controlli sui form.

NON è un CMS.

E’ basato interamente su softwarelibero, ma se fosse stato softwarelibero non sarebbe nulla di tutto cio’ che è ora. Senza capitali, non si cresce. A meno che non ci sia altra tutela dell’invenzione.

Il copyright è sufficiente?

Non lavorerò MAI in Micro$oft, ma su altri fronti devo operare delle scelte. Qualche d’uno, MOLTO vicino al fresoftware in italia (e non dico altro se no mi becco ‘na querela) m’ha consigliato vivamente di mettermi a scrivere codice proprietario se voglio campare. Ha ragione, purtroppo… o almeno, la parte di me, imprenditore, non più studente universitario, mi sta dicendo “ha ragione”. Ho sbattuto nel cesso 6 anni di convinzioni cieche? Anzi, aggiungiamo il prima… quindi 10 anni…

Le scelte sono 2, anzi 1 perchè la 1^ è quantomeno ridicola: mi faccio assumere e nel tempo libero sviluppo softwarelibero, o cerco di creare un’azienda, e produco e campo di softwarelibero?

Nel secondo caso… o tengo i prezzi abbastanza alti da potermi anche dedicare al rilascio di sw libero, o faccio come ho fatto sin’ora e in accordo con i clienti , rilascio in GPL quello che sviluppo per loro. Questo ha un solo svantaggio… l’analisi e la progettazione vanno a farsi benedire. E il software, al di fuori del contesto aziendale di quello specifico cliente ha valenza 0/ZERO.

Butto il sasso e ritraggo la mano… vediamo chi sa’ aiutarmi a proseguire sull’argomento.

Insulti e suggerimenti, qui, prego. Meglio se firmati.

Grazie 😉

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8 thoughts on “freesoftware business

  1. Ciao Guido,
    ti segnalo questa ulteriore analisi sui costi dell’opensource:
    http://www.riehle.org/computer-science/research/2007/computer-2007-article.html

    Ti faccio questa domanda:
    Se tu lavorassi con codice chiuso dove arriveresti?
    Fatto il tuo applicativo (closed) nelle 24 ore
    personalizzato per il tuo cliente a quanti altri
    clienti puoi venderlo? (a zero/o).

    Io credo che fare soldi prescida dal fatto che si parli di open source o closed source.
    Tu probabilmente parti dal presupposto che se ho 0 capitale inizio con l’open source. Ma questo è ancora il passo zero: un’azienda, un business ha bisogna di una organizzazione. Non è fatta solo di sviluppatori.

    Vedi RedHat, bel marchio, bel mercato, ad un certo punto ha capito che non poteva più reggere il carico e ha chiesto aiuto ad ibm altrimenti sarebbe andata fuori anche lei.

    Casi aziendali, storici ce ne sono tanti. Quelli che nello scantinato hanno creato la loro invenzione sono poi dovuti uscire dal garage. L’invenzione gli ha dato lo spunto. Uno dei motti nel business è:
    vediamo se sei capace di rifarlo!?.

    In bocca al lupo!
    Grazie per lo spunto… credo che metterò questa mio commento sul mio povero blog 🙂
    Antonio

  2. In questi giorni, dopo aver cominciato la carriera del freelance da due settimane, mi sto ponendo lo stesso quesito.

    Dopo aver criticato per anni il modello delle licenze apache (et similia), ora lo sto riscoprendo. la soluzione che, credo, l’ASL proponga è: io faccio software proprietario, punto, ma lo faccio sfruttando librerie/tool/etc libere allo sviluppo delle quali cerco di collaborare.

    Quando queste librerie non ci sono, le creo io, e le rilascio con licenza libera, ma una licenza che mi permetta di farci anche software proprietario sopra. Altrimenti è tempo perso.

  3. [in risposta ad Antonio]

    Io credo che fare soldi prescida dal fatto che si parli di open source o closed source.

    No, io parto dal fatto che ho avuto molto dal software libero e mi piacerebbe restituire altrettanto. Quest’altrettanto pero’ non puo’ essere tempo di sviluppo aggratisse perche’ senno’ non campo… e non puo’ essere biecamente la configurazione di sistemi.

    Sto parlando di restituire alla community qualcosa come Apache, Eclipse, MySQL. Oddio, ora esagero, anche qualcosa meno…

    Cmq l’idea è… voglio sviluppare qualcosa di fico, lo voglio fare pagato.

    Come faccio? Nessuno caccera’ soldi in un investimento che non ritorna nell’immediato. L’unico investitore papabile che vedo e’ la PA… al di fuori?

    Il modello stile M$ “forse” non puo’ funzionare. Brevetti, cosi’ come sono concepiti, dio ce ne scampi… ora il problema, passata la fase, “che figata il freesoftware” e’ cercare di capire come creare una RedHat italiana. Tra l’altro la stessa RedHat italiana e’ ridicola come dimensioni… al che…

    Siamo costretti al nanismo?

    p.s. la stessa risposta l’ho mandata in lista GIAOL
    (Gruppo Imprese Associate OpenLabs)
    _______________________________________________
    aziende-ml mailing list
    aziende-ml@openlabs.it
    https://lists.openlabs.it/mailman/listinfo/aziende-ml

  4. LOL 😀

    Antonio, credevo che avessi copiaincollato dalla mail che hai mandato dalla lista aziende, per cui ho copiaincollato la mia risp. Vedo che concordi con me… avrei dovuto leggere prima il post. Comunque non fa mai male ribadire…

    Il problema e’… posso avere un’idea fichissima, ma devo riuscire a portarla fuori dallo scantinato… e li come si fa? Devo per forza scrivere codice closed? Non mi va… Vorrei evitare. … vorrei…

  5. x Federico, non credo sia tempo perso. L’unico punto e’ cercare di capire come uscirne remunerativamente parlando in maniera proficua, senza mandare al macero i propri ideali.

  6. Vediamo se un ignorante come me può dare un contributo …
    In effetti io di software libero ne so poco … un epsilon piccolo a piacere 🙂

    Oltre alla remuneratività sul servizio di assistenza (installazione, teaching, etc.) non sarebbe possibile ottenerla dalla ‘customizzazione’ ?

    Ovvero, il nucleo dell’applicativo è free, le funzionalità dell’applicativo sono espandibili alla bisogna ma ogni sviluppo ‘ad hoc’ verrebbe pagato a parte e sarebbe proprietario del cliente se la valenza di questo all’esterno è di 0/zero.

    In soldoni … far pagare gli add-in proprietari che insistono sull’applicativo freesoftware.

    O dico troppe scemenze ?

  7. Stefano già si lavora così, il problema è che lo sforzo per realizzare qualcosa di simile normalmente, al di fuori dei casi/prezzi di Accenture/IBM, non permette di creare una struttura amministrativa degna di nota.

    un epsilon piccolo a piacere????? sei troppo “ingegnere inside” 😀

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