Sto preparando l’esame di dopodomani… maledetto Pxxxxxxxxx! (si sa mai che arrivi qui tramite google)
Sospeso praticamente tutti i lavori e sono qui che studio, mia madre passa per dare una pulita in camera e le faccio vedere lo spot Fiat che ho appena bloggato. Assieme a lei riconosco alcune delle foto del secondo spot, a me purtroppo sconosciute, come “Madre Coraggio, di Bertolt Brecht”. Entrambi riconosciamo nell’orologio rotto, il simbolo della strage di Bologna.
Al che i ricordi riaffiorano. La storia di mia zia Emilia, morta a 92 anni, dopo aver vissuto tutti i cambiamenti del nostro secolo e l’inizio del nuovo millennio. Mia madre inizia a raccontarmi di come, finita la guerra, lei e suo marito avessero perso la casa di Milano. Rifugiatisi a Tavernola, sul lago, da mio nonno (padre di mia madre), ascoltavano radio Londra, loro… fascisti. Mio nonno invece, no… ascoltava la radio tedesca. Strana la politica di un tempo… dice.
Riconosco sul viso dolce solcato dalle rughe, di mia madre, la gioia e le sofferenze di quel tempo… è del ’34. Ha conosciuto le sofferenze del tempo, nonostante sia una Bocconiana di vecchia scuola. Il suo racconto continua, con la zia e lo zio che dopo il periodo di momentanea ospitalita’ da “noi”, sono andati a Bruxelles, cercando di ricostruirsi un futuro. Dormivano sui materassi… Erano riusciti poi a far funzionare una stamperia di cartoline, una cartoleria. Ora libreria? Faccio anche io fatica a capire.
Il passato, fatto di italiani, che hanno saputo fare/costruire.
Ora tocca a noi…