A calci in culo!!!! A lavorare! Non sono leghista, ma quando leggo certe cose…
L’hanno battezzata la generazione dei nati stanchi, parafrasando la celebre battuta dei comici palermitani Ficarra e Picone. E la generazione dei nati stanchi questa volta si è materializzata in un gruppetto di 18 neodiplomati dell’Istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo.
Lunedì scorso 18 studenti dei 20 previsti inizialmente dovevano presentarsi in azienda per cominciare un periodo di stage (in alcuni casi persino retribuito) in altrettante Piccole e medie imprese palermitane ma nonostante avessero firmato il venerdì precedente la lettera di accettazione: due non c’erano già venerdì all’appuntamento per regolarizzare la posizione sul piano contrattuale e assicurativo, altri 14 di loro che pure il venerdì precedente erano presenti nel volgere di un fine settimana hanno cambiato idea e non solo non si sono presentati al lavoro ma si sono anche ben guardati dall’avvisare che non sarebbero andati a lavorare nemmeno nei giorni seguenti.
Alcuni hanno deciso di accettare i lavoretti in nero, altri hanno scelto di frequentare a tempo pieno l’università, qualcuno invece non ha accettato perché la sede dell’impresa era troppo distante da casa e doveva andarci in motorino. Queste almeno le giustificazioni ottenute da scuola e imprenditori dai ragazzi. I quali hanno così di fatto mandato all’aria un progetto su cui aveva molto scommesso il comitato della Piccola industria di Confindustria Palermo che a febbraio aveva avviato il progetto in collaborazione con l’Istituto tecnico industriale palermitano con una preparazione al mondo del lavoro che è durata fino a giugno. «Desta sconcerto che di fronte alla prospettiva di un posto di lavoro in un momento di crisi come questo i ragazzi scelgono di rimanere a casa» dice Giuseppe Seminara, presidente del Comitato della Piccola industria. E Daniele Giordano, imprenditore del settore assicurativo, responsabile del progetto e del settore Education della Piccola industria di Confindustria Palermo, aggiunge: «Questo fatto lascia presupporre che continui a prevalere una certa cultura del posto pubblico, di un certo comodo precariato nell’orbita delle pubbliche amministrazioni».
Pensane ciò che vuoi, ma in Italia questa è la regola, rassegnati.
tra l’altro oggi degli amici di famiglia che lavorano come funzionari di agenzie interinali m’hanno fatto sapere che anche in provincia di Bergamo, Brescia e a Torino (le aree dove loro operano) scene del genere sono all’ordine del giorno… tra l’altro persone che si presentano all’interinale dovrebbero essere persone che hanno bisogno di lavorare… no comment
e mio fratello, operatore sociale, e’ alle prese con le famiglie, che sempre piu’ non arrivano alla 4^ settimana e necessitano di aiuti dal comune per i generi di prima necessita’… 😦
non ho parole, povero paese mio
e il nano pelato avra’ anche il coraggio di dire che e’ stata colpa dei comunisti… oh my god