il futuro

ero a cena con un collega, cinese

lui, tecnico specializzato come me, e la moglie, ricercatrice, sono scappati dalla Cina per dare un futuro alla loro figlia… che ha quasi rischiato di rimanere senza reni per via del colorante nel latte di qualche anno fa

si parlava del nobel per la pace a Liu Xaobo e della liberta di stampa, della democrazia, e dell’economia… di come un giorno probabilmente saremo noi a dover andare a Pechino per cercar lavoro e di come per ora, per fortuna, la Germania, e l’Europa in generale (quasi tutta), sia ancora un’isola felice

pensavo alla Cina… se avessero una democrazia, sarebbe come ora in Italia? il mio collega giustamente mi fa notare che da noi alla peggio ti mettono alla berlina su un giornale per screditarti… da loro, attualmente, ti fanno sparire…

che succedera’ non appena i lavoratori cinesi riusciranno a ribellarsi, ad avere coscienza del loro essere come “massa che puo’ sovvertire”? i governi occidentali hanno poco da cercare di spingere per i diritti civili, o forse … neppure vogliono… fa comodo la manovalanza a basso prezzo… ma a chi? se non alle multinazionali? (tra l’altro voglio vedere, col calo del nostro potere d’acquisto… come la gestiranno)

siamo davvero in un mondo in cui gli “stati” non contano piu’?

cosa faremo quando 1.3 miliardi di persone (il 20% della popolazione mondiale) si riverseranno sul mercato del lavoro a pari condizioni dei lavoratori occidentali? ahia…

p.s. e cosa accadra’ quando qualche milione di italiani precari si renderanno conto che non avranno pensione alcuna? alla fine, a parte le 4 solite voci fuori dal coro, c’e’ stato qualcuno che ha riportato tale notizia?

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3 thoughts on “il futuro

  1. Direi che a parità di condizioni e con un costo del lavoro similare saranno i più efficienti ed innovativi a farcela, mentre i prodotti con cicli tecnologici maturi saranno prodotti in loco per l’eccessivo costo del trasposto, ma forse quando questo accadrà io non sarò più su questa terra. Inoltre ci sono ancora nuovi mercati che possono essere sviluppati nella medesima ottica oltre a cina ed india. Difficile che in 50 anni uno stato passi a perdere totalmente ilsuo potere d’acquisto. Vedi l’inghilterrala cui moneta dal dopo guerra ha continuato a perdere risulta comunque una delle valute forti. Pari condizioni significa infatti previdenza, sanità, sicurezza ed ambiente. per ora tutto questo manca in CINA.

  2. Bel post, Guido.
    Alcune osservazioni:
    a) noi “soffriamo” la concorrenza della Cina perché li si produce in spregio a qualunque diritto dei lavoratori e perché il costo della vita è basso. Via via che la situazione della popolazione cinese migliorerà il gap si ridurrà. Comunque ci vorranno decenni (e una qualche rivoluzione – cruenta o meno).
    b) io ho (quasi) 54 anni e, da quando ho iniziato a lavorare (nel ’75), ho sempre saputo che non avrei mai avuto una pensione. Ed in effetti ho già lavorato per 35 anni maturando contributi per 21 in Italia e 3 in Svizzera – quindi, forse, vedrò qualcosa tra 16 anni, dopo 47 anni di lavoro, a 65 anni, ma si tratterà della della sola pensione Svizzera, molto ridotta, dato l’esiguo numero di anni, per quella italiana dovrei aspettare i 74 anni, se va bene, e sarà la “sociale”, perché quando ho iniziato a lavorare la pensione teneva conto del periodo “ininterrotto” di versamento dei contributi e quindi quei 20 anni … valgono 7!
    Marina, in compenso, non avendo raggiunto i 10 anni di contributi in Italia, non avrà diritto a niente, salvo forse una sociale a 85 anni.
    E noi siamo i privilegiati che hanno un lavoro (perché se lo sono dati da soli), immagino gli altri.
    Va beh, fin che c’è la salute non mi lamento, anche perché sono evaso da quella gabbia di matti che è diventata l’Italia.

    Giovanni

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