e’ notte fonda in Europa

Sala delle colazioni, albergo fortezza al confine urbano di New Delhi. Una maledetta compilation di musica “rilassante” mandata a ripetizione ogni 24 ore suona in sottofondo. I camerieri indiani, vestiti con divise turchese mi guardano mentre pesto i tasti di questa tastiera. Fuori un cielo plumbeo, con nebbia, forse inquinamento. Degli addetti stanno passando con delle aste dei panni per pulire le grandi vetrate dell’albergo. Il resto del mio mondo in questo momento dorme. Un paio di amici che seguo su instagram stanno postando i loro aggiornamenti dalle Filippine e da Singapore. Per il resto, facebook tace.

E’ notte fonda in Europa. Questo mi da tempo di pensare, di non interagire. E’ quasi peggio che essere in volo sopra l’atlantico senza connessione a internet, per 12 ininterrotte dannatissime ore. In quel caso al modico prezzo di un euro al megabyte potevo tentare una boccata di ossigeno, a sto giro invece so che sorvolando i cieli del medio oriente e dell’europa orientale non avro’ questo lusso. Stanotte mi aspettano 7 ore filate verso Zurigo in cui dovro’ cercare di dormire per sfuggire a me stesso, ai miei pensieri.

Qual’e’ il mio posto nel mondo?

Ho fatto delle scelte, tutti ne facciamo. A volte si cerca di farle per cambiare in meglio, per darsi anche solo una speranza che cambino. Difficile tornare indietro, anzi, se anche si potesse, non bisogna farlo. Lo dico quasi non credendoci, io che fino a ieri, ma anche ora, vorrei poter far sedere intorno a un tavolo e avere una bella cena con le persone che ho perso per strada. Mai, o quasi mai (e’ capitato, anche di recente), che persone che hanno chiuso tutto tornassero, anche solo per un breve momento, poi di nuovo la porta e’ stata chiusa, sempre a tripla mandata.

Di nuovo, chi sono? Cosa faccio? La societa’, o cmq la fetta di societa’ che mi conosce, mi vuole come professionista nell’ambito delle tecnologie, dei siti internet, di grossi portali con notevoli sfide riguardando la capienza e la capacita’ di assorbire traffico. Mi piace? Credo di si. Posso viaggiare.

Di fronte a me, una sedia vuota, giusto con lo zaino del mio portatile.

Lascio a questo blog la malinconia e i pensieri del giorno, vado a provare di nuovo ad attraversare a piedi quello che assomiglia molto al GRA di Roma, e come li, qua, si attraversa facendo il gesto a mano aperta come a tentare di bloccare un auto che cerca di investirti. Sperom

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