scuole di provincia

Addio alla scuola dell’ ultima valle

io andavo a scuola in battello… avevo le lacrime agli occhi leggendo quest’articolo (me lo sono letto in aereo stasera verso Francoforte)

chissà se il mio vecchio liceo verrà risparmiato dallo scempio

5 thoughts on “scuole di provincia

  1. Cosa si può dire? Un paese che chiude le proprie scuole con la scusa che ci sono pochi bambini, e le accorpa “per risparmiare” sta distruggendo il proprio substrato sociale, la propria cultura e la propria storia. Ma siamo davvero sicuri che sia casuale? O piuttosto a livello politico si preferisce avere a che fare con un branco di pecoroni che non riescono (e non vogliono) più pensare con la propria testa?
    Ascoltando le figlie di un nostro amico che raccontano della loro scuola, mi viene il magone: in Svizzera i bambini imparano molto sull’ambiente in cui vivono, vengono portati in giro per le malghe (e imparano anche a fare il formaggio, anche se poi non lo rifaranno più a casa). In Italia le poche scuole che facevano così vengono chiuse. Che tristezza….

  2. Mia figlia va alle elementari e si è recata con la scuola presso aziende rurali della provincia che le hanno permesso di imparare e sperimentare varie attività come quelle che descrivi tu.
    Ad esempio provare a seminare e portare a casa un vaso da cui ha potuto vedere germogliare le piantine, è andata a cavallo, ha visto molti animali, ecc…
    La scuola statale dove è iscritta non ha nessun piano di chiusura.
    Mi pare che voi che siete scappati all’estero ormai vedete solo il lato negativo delle cose nazionali.

  3. Non so se sia come dici tu Gregory, sicuramente quello che prima magari lasciavamo passare in sordina perche’ parte del rumore che ci circondava, ora ci risulta assurdo, fuori dal normale, non accettabile.

    Si probabilmente andare all’estero ci ha cambiati. O forse lo eravamo gia’, semplicemente fuori dall’Italia ci stiamo finalmente sentendo “a casa”.

    Non ho nulla di che condividere con i ragazzetti di Palermo citati nel post precedente con con chi cerca un lavoro interinale e poi lo rifiuta per pigrizia. Sai bene che sono uno che se c’e’ da fare si tira su le maniche… solo sono stufo di doverlo fare combattendo con la societa’ che mi sta intorno, senza regole.

    Quel poco di societa’ bella Italiana che conosco, ho la sensazione che verra’ spazzata via perche’ non e’ riesce a difendersi dall’avanzata inesorabile del qualunquismo e dell’ignoranza della massa. Costume e modo di fare dettato dai media? Puo’ darsi… Ma che la gente non riesca ad accendere il cervello… mi pare molto strano.

  4. Chiedo scusa a Guido, perché so già che la mia riposta a Gregory sarà lunga, però penso che possa meritare.
    Innanzitutto, quello che penso io della scuola italiana e della sua gestione non dipende dal fatto che ci siamo trasferiti all’estero. Magari fosse così, significherebbe che hai ragione tu, e che in realtà le cose in Italia vanno più che bene. Il mio discorso – e la mia incazzatura, invece – parte da molto più lontano, da quando avevo 14 anni (siamo alla fine degli anni ’70/inizio anni ’80) e ho visto il Comune di Milano snaturare e complessivamente distruggere quella che era la mia scuola elementare – una scuola che oggi si direbbe “di eccellenza” in cui avevamo il tempo pieno, la refezione scolastica di buona qualità, animali da allevare e da osservare, un orticello da coltivare e così via – al grido di “non ci devono essere scuole di serie A e di serie B, tutti i bambini devono avere accesso alle stesse facilities”. E invece di impegnarsi per portare le altre scuole a livello della mia (ce n’erano solo due a Milano, eredità del ventennio fascista per i bambini gracili) hanno distrutto la mia, portandola a livello di scuola elementare normale, senza tempo pieno e senza attività extrascolastiche, e hanno cercato di farlo (senza riuscirci, almeno allora) anche con la seconda. La mia si chiamava “Scuola all’aperto Duca degli Abruzzi”, ma se la cerchi su Google ormai la trovi solo come “Scuola elementare Duca degli Abruzzi”.
    Ripeto, sto parlando degli anni 70/80, non di oggi.
    E’ vero che non tutte le scuole sono così, giusto sabato ero a Schio al liceo Tron per il LinuxDay e ho visto che hanno dei laboratori didattici da far sbavare, io avrei dato chissà cosa per poter avere strutture del genere ai miei tempi, ma è un esempio, una scuola di eccellenza. Perché non si cerca di far diventare così anche le altre scuole? Perché una situazione che dovrebbe essere la normalità, visto che la scuola serve per formare la prossima generazione di cittadini e la prossima intellighenzia, è invece una oasi nel deserto?
    Questo è quello che mi fa rabbia, che mi ha sempre fatto rabbia, e che adesso vedo con ancora maggiore amarezza, nel momento in cui mi rendo conto che all’estero certe cose sono la normalità, come è giusto che sia, e non semplici casi isolati, che devono per di più difendersi con le unghie e con i denti per poter continuare a dare ai loro studenti degli strumenti che dovrebbero spettargli per diritto.
    Tua figlia è fortunata ad andare in una scuola in un comune dove evidentemente non si pensa ancora che i fondi per la scuola sono fondamentalmente soldi sprecati (non investiti!). Sarebbe altrettanto bello se lo stesso tipo di mentalità si applicasse anche alle scuole di livello più alto. Io lo spero, ma con quello che sento e che leggo non sono più molto ottimista…..

  5. a) non ti devi scusare
    b) ogni qualvolta ti vien voglia di scrivere pappardelle del genere dimmelo, ti creo direttamente un account per fare degli articoli (era stupendo come commento)

    🙂

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