un italia “welcoming”

Sapete cosa piu’ mi sta facendo incazzare in questo paese? Sto parlando della Germania, dove vivo da piu’ di 4 anni oramai. Nonostante le diverse imprese, per cui ho lavorato in questi anni, abbiano quasi tutte il contratto di assunzione bilingue, tutto il sistema che le sta attorno, un intera nazione , si oppone in maniera molto aggressiva all’adozione di quella che e’ oramai de facto la lingua comune. L’esperanto e’ stato un esperimento curioso e inutile, il solito feticcio da linguisti. La UE ha necessita’ di fare il passo successivo, e non e’ solo una moneta quello che serve, ma serve una lingua comune. Ci incazziamo, e mi incazzo, con i tedeschi perche’ molto spesso, come facciamo anche noi in Italia, non cercano di farsi capire, non vogliono farsi capire. Il tutto con la presunzione che io debba impararmi la loro lingua solo per il fatto che risieda sul loro territorio, cosa che cmq sto facendo. Io sono venuto qui, non per vivere in germania, ma perche’ sin’ora le aziende per cui ho lavorato, hanno scelto l’inglese come lingua di lavoro, creandomi un ambiente “friendly”, attirandomi a loro. Il resto della nazione questo pare non capirlo. Anzi, molti sono ancora ridicolmente convinti che gli stia rubando posti di lavoro, quando cmq svolgo un lavoro estremamente specializzato.
Ad ogni modo, il limite di questa nazione, e’ la mancanza della conoscenza della lingua inglese negli uffici pubblici, e la mancata spinta a livello governativo di dover essere “english friendly”. Il che significa che i contratti, non solo quelli di assunzione (che gia’ lo sono) siano bilingue. Regolamenti e estratti di legge, perche’ non averli tradotti anche in inglese? I contratti di affitto, i contratti bancari, i servizi internet?

Pensate all’Italia? Altro che attrarre turismo, attrarremmo finalmente capitali e imprese. Puo’ essere un’idea? Monti? Presidente?

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2 thoughts on “un italia “welcoming”

  1. Ciao, quanto tempo. Hai toccato un tasto a me caro. Anch’io sono profondamente convinto che per il successo di un Europa unita sia imprescindibile un’unità linguistica. L’inglese si trova indiscutibilmente in una posizione decisamente privilegiata, tuttavia non credo possa diventare AUTOMATICAMENTE la seconda lingua d’europa (per quanto questo sia uno scenario probabile). Le resistenze, in questo senso, non provengono dalla sola germania. L’intero apparato burocratico europeo stila ogni documento ufficiale in TUTTE le lingue dei paesi membri (il che costa un capitale). La lingua è un’entità viva profondamente connessa al popolo che la sperimenta. Le lingue romanze, non so il tedesco, hanno un retaggio di quasi 2500 anni, non è un qualcosa a cui si possa soprassedere come se nulla fosse. La lingua è inoltre connessa in maniera profonda con la nostra identità e psiche, non mi sorprende che i governi nazionali facciano della resistenza (Francia e Spagna sono i più “puristi”). Questo è fra l’altro uno dei motivi principali per cui l’esperanto è stato un fallimento (quasi), in quanto la lingua si è costituita precedentemente alla sua comunità parlante. Solo quando è esistia una comunità l’esperanto ha cominciato a “vivere” e infatti si è evoluto come avviene per qualsiasi altra lingua naturale. Il proplema che tu sollevi è di origine culturale, ed è molto più profondo di quanti alcuni possano pensare.
    In nome di che cosa uno stato può approvare un bilinguismo? E a favore di quale lingua? Nella storia, in genere, il bilinguismo si è verificato o per imposizione o conquista, o per il fascino esercitato da una determinata lingua o per opportunità politica. Ma, a prescindere dalle sue concause, è indubbio che la scelta di una determinata lingua stabilisca, in un modo o nell’altro, chi sia a dettare il passo, perchè le parole che si usano per dettare appartengono a questa e non a quella determinata lingua.
    Da un punto di vista pragmatico hai assolutamente ragione e l’inglese sarebbe la scelta più ovvia (non a caso è essa stessa una lingua pragmatica in quanto anch’essa è stata a suo modo “inventata artificialmente”), ma, per fortuna, il pragmatismo non è tutto nella vita. Non ho ricette da dare all’europa che non siano esse stesse improponibili (alla fine la lingua che dal IV ad almeno il XV secolo l’Europa ha parlato e scritto è stato il latino ma mi rendo conto che il suo ripristino a lingua ufficiale sarebbe pura fantascienza). Noi non siamo l’America abbiamo delle radici comuni e profonde (l’impero romano per dirne una) ma dal XV secolo in poi abbiamo iniziato a percorrere strade molto diverse, ci riconosciamo a vicenda degli antenati comuni e una sorta di grado di parentela con reciproche simpatie ed antipatie ma nessuno di noi è disposto a riconoscere ad un altro una sorta di supremazia. Spagna, Francia, Italia, Inghilterra, Germania, ognuno di questi paesi ha dato un apporto insostituibile senza il quale oggi avremmo un europa assai diversa, difficile se non impossibile consegnare una palma ad una di esse. Oggi la lingua dominante è l’inglese in quanto è la lingua che parla l’economia (tutti i termini economici sono inglesi tranne, ironia della sorte, il termine economia stesso che è greco) e sarebbe sciocco e ideologico non riconoscerlo, trovo infatti stupide le crociate contro la lingua inglese in nome del purismo (vedi spagna e francia), non per questo credo che debba diventare lingua di stato. La studierò più che volentieri e se alla fine i parlanti dell’europa nel loro girovagare sceglieranno e prediligeranno come lingua franca l’inglese sarà il suo usus che ne imporrà l’ufficialità, la legge si limiterà cioè a constatare una realtà di fatto e non ad imporla. Se penso al nord italia mi sorprende che la riviera romagnola parli il tedesco e non l’inglese per trattare con i tedeschi, in grecia usano l’italiano per parlare agli italiani e non l’inglese, si potrebbe rimanere sorpresi del grande fascino di ritorno che sta avendo la lingua spagnola. In svizzera a prescindere dal cantone si insegnano l’italiano, il francese, il tedesco con le relative letterature oltre che all’inglese, ovviamente. Certo l’inglese è la scelta che forse sarà la più probabile non a caso è quella che si “studia” in tutte la scuole a partire dalle elementari, ma se ti impatti con il popolo tedesco devi impararne la lingua.
    Certo dal punto di vista pratico hai perfettamente ragione e se il mondo diventasse bilingue e l’inglese una sorta di nuova Koinè sarebbe tuttto più semplice ma non baratterei mai (a meno di una causa di forza maggiore) così su due piedi la complessità (=ricchezza) in cambio di una pur utile praticità

  2. LOL… vedendo il tuo commento, e dall’esperienza di anni in corporations, mi rendo conto della limitatezza della mia capacita’ espressiva… chi riesce a parlare, scrivere, esprimere pensieri in maniera chiara e convincente, e’ in grado di muoversi in un azienda e nella societa’ efficientemente

    cmq, si, potremmo anche partire dal forzare perlomeno ad avere la scrittura bilingue in una seconda lingua ufficiale comunitaria perlomeno… se proprio non vogliamo arrenderci all’inglese

    pero’ va fatto

    grazie dello splendido commento 🙂

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